Può il coworking cambiare la cultura lavorativa? L’esempio del Giappone

La sempre maggiore diffusione e popolarità del coworking travolge il Paese del Sol Levante, arrivando addirittura a rinnovarne la rigida cultura lavorativa.

La popolarità dei coworking in Giappone

L’espansione globale del coworking ha raggiunto il suo picco in Giappone, Paese che ad oggi ospita più di 400 spazi di lavoro condiviso. WeWork, la più grande compagnia del settore (con più di 200 sedi nel mondo e un valore di 20 miliardi di dollari), sta pianificando di aprire fino a 12 nuovi spazi a Tokyo entro la fine del 2018. Le maggiori agenzie immobiliari giapponesi come Tokyu e Mitsui Fudosan hanno a loro volta fondato le proprie realtà di coworking, seguite da molte altre compagnie connazionali.

I motivi del successo sul territorio giapponese

L’idea di condividere uffici non è nuova in Giappone: gli spazi di coworking hanno infatti iniziato a guadagnare popolarità già due decadi fa nel Paese del Sol Levante. Tra i vari fattori, l’elevato costo degli uffici nelle aree metropolitane è sicuramente quello che più ha spinto verso questa innovazione. Ciò ha infatti stimolato la diffusione sia di uffici condivisi che di spazi di coworking: questi ultimi, rispetto ai primi, presentano un minor numero di uffici privati, focalizzandosi su ampie aree centrali ricche di scrivanie. In questo modo i costi diminuiscono ulteriormente, dando anche la possibilità ai membri di usare in libertà diverse aree dello spazio di coworking. Il libero accesso e le opportunità di ampliare il proprio networking professionale sono altri vantaggi dell’utilizzo dei coworking, che li hanno resi famosi e apprezzati a livello globale.

Umili origini e ambiziosi traguardi

Il termine “coworking” è stato creato dal programmatore Brad Neuberg nel 2005. Quest’ultimo ha inoltre aperto il primo spazio di coworking a San Francisco, al fine di creare una comunità dove le persone potessero lavorare in un ambiente aperto e collaborativo. L’idea dell’americano ha iniziato poi a diffondersi rapidamente, come evidenziato nel 2018 Global Co-working Survey: tale ricerca stima infatti che, globalmente, circa 1.7 milioni di persone lavoreranno in spazi di coworking entro la fine dell’anno.

Per quanto riguarda il Giappone, una delle prime realtà di coworking ad essere nata sul territorio è Midori.so, fondata da Teruo Kurosaki, il quale ha dichiarato di come il concetto di coworking sia stato difficile da diffondere in Giappone. “Nell’odierno sistema educativo giapponese, alle persone viene insegnato che lavorare per una compagnia è il percorso più sicuro e prestigioso. Nonostante questo, Midori.so ha tre sedi in attivo e una comunità di circa 400 membri. Non siamo ossessionati con crescita e profitto, per questo puntiamo a espanderci organicamente mantenendo il focus su sviluppare una comunità sostenibile.”

Cambio di rotta per la cultura nipponica

Una serie di compagnie giapponesi ha iniziato ad aggiungere realtà di coworking alla proprio cultura aziendale, anche in maniera aggressiva e rivoluzionaria rispetto alla cultura del Paese. Ne è un esempio Gaiax, una compagnia di servizi internet che nel 2016 ha implementato una politica di telelavoro completa, oltre che affermare che non c’erano “abbastanza estranei” nelle loro sedi.  A tal fine, un anno dopo, Gaiax fondò Nagatacho Grid, un ufficio ibrido, spazio di coworking ed eventi. Natalia Davydova, direttore brand di Gaiax, ha dichiarato di aver incontrato diversi ostacoli per attuare tutto ciò.  “A quel tempo avevamo impiegati che erano contrari all’idea di condividere gli stessi spazi con estranei, complice la rigidità propria della nostra cultura”. Nonostante questo, Gaiax ha saputo contrastare le critiche che gli sono state poste contribuendo introdurre innovazione in maniera non indifferente in Giappone. “Fino al 2015, Gaiax  si trovava in un normale edificio per uffici in Gotonda con circa 350 impiegati. Avevamo bisogno di spazio e decidemmo di trasferirci, oltre che cambiare l’ambiente lavorativo. Ora i nostri dipendenti posso decidere quando lavorare a Grid, a casa, in un bar o ovunque vogliano”.

Flexworking, il coworking nel cuore di Milano

Flexworking è l’esempio perfetto di queste realtà che stanno sempre più ottenendo credito nel mondo professionale. Il coworking, situato al centro di Milano a pochi passi da Piazza San Babila, si pone infatti come caso emblematico di ciò che questi spazi si propongono di fare. Una community unita e professionalizzante, spazi dedicati alla formazione e ad eventi, servizi all’avanguardia armoniosamente connesso con la realtà frenetica della metropoli, ma anche con i suoi quieti angoli storici, come la via dove lo spazio è inserito, Via Cerva.

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