In un mondo sempre più smart e tecnologico, è fondamentale preservare tutti i dati
Lo smart working, come sappiamo, è lo strumento utile alle aziende che necessitano di garantire operatività e continuità quando le risorse non hanno la possibilità di recarsi sul posto di lavoro. In questo particolare momento storico, tutte le aziende che hanno tale possibilità hanno invitato i propri dipendenti ad usufruire di questa modalità di lavoro smart. Però, questa nuova modalità porta con sé diversi pericoli, a partire dalla difficoltà di pronto intervento sui processi, soprattutto in quelli per cui sono richieste una costante supervisione ed un intervento su diversi sistemi all’interno di un’organizzazione.
Di che skills si ha quindi bisogno? sicuramente la capacità “just-in-time” di risposta ai problemi, ma ancora di più serve intraprendere strategie che possano prevenire perdita di informazioni ed interruzioni di processo. Infatti, se da una parte lo smart working ha evitato la chiusura di molte imprese, dall’altro la situazione di emergenza e l’approccio “improvvisato” in cui si sono ritrovate ad agire le imprese potrebbero esporre a numerosi rischi le imprese dal punto di vista della gestione delle catene produttive e della sicurezza informatica, anche del rispetto della protezione dei dati personali. Tuttavia, questa nuova modalità potrebbe essere un’evoluzione con una portata tale da avere riflessi sul sistema socioeconomico, in cui l’efficienza operativa e la tutela della riservatezza è indispensabile.
Quali sono quindi strumenti necessari di cui le aziende dovrebbero dotarsi per far fronte a tali esigenze?
“Le aziende dovrebbero puntare su strumenti di Data Quality ed Automation – spiega Annamaria Gerace, Team Leader Fraud & Crime per la BU Digital Trust di Soft Strategy-. La qualità del dato è fondamentale: se le aziende riescono a mitigare la presenza di errori sui dati processati, diminuisce la probabilità di riscontrare errori in tutta la catena produttiva di elaborazione degli stessi, evitando in tal modo la necessità di intervento umano dovuto al ripristino, ad esempio, di un monitoraggio, di un processo distributivo o per la verifica della conformità dei dati elaborati”.
In questa contingenza storica di attenzione massima ai costi, tra l’altro sembra che la qualità dei dati e l’automazione siano anche approcci utilissimi e intelligenti. Esistono sistemi informatici in grado di ridurre le perdite finanziarie dovute a multe dei Regolatori e a contenziosi con la clientela per anche banali errori anagrafici nell’ordine di migliaia se non decine di migliaia di euro al giorno.
Inoltre, una buona Data Quality evita di dover eseguire elaborazioni e lunghe fasi di analisi sui risultati, permettendo di riconoscere facilmente dove vi siano ambiguità e necessità di cambiare una o più regole di aggregazione o di alerting perché poco efficienti. Annamaria Gerace continua spiegando che allo stesso modo, tutte le imprese che non lo hanno ancora previsto, dovrebbero investire, ove possibile, in Automation, soprattutto nelle fasi che prevedono l’interazione con diversi sistemi interni ed esterni alle organizzazioni: si evita così ulteriore movimento dei dati dovuto all’accesso da postazioni di smart working. Si ottiene il risultato finale di una velocizzazione di interi processi e notevole risparmio in termini di tempo e di costi, nonché minor impegno di risorse che non potendo essere presenti, non possono garantire tempestività di intervento.
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